Attraverso lo studio della produzione agiografica altomedievale veniamo introdotti al «quotidiano dei cristiani». L'A. indaga sulle motivazioni di fondo che giustificavano, dal punto di vista cristiano, la presenza degli Ebrei nelle fonti agiografiche, circoscrivendo la sua ricerca tra il V e l'XI sec. e prendendo in considerazione anche quelle fonti di epoca più tarda dove vi sono evidenti riferimenti a santi o vicende agiografiche dell'epoca considerata. Questa specifica prospettiva «ebraica» di lettura delle fonti agiografiche svela aspetti fondamentali sulla loro presenza concreta e simbolica all'interno del mondo cristiano. Mostrati talvolta nel loro complesso come popolo, a volte come individui, altre come comunità organizzate dal punto di vista economico, culturale e cultuale, gli Ebrei riemergono sporadicamente nella narrativa agiografica; attraverso questo genere letterario viene quindi indirettamente arricchita la storia delle comunità altomedievali, storia per la quale le fonti sono decisamente scarse. L'A. ha articolato il suo studio attraverso temi specifici. In primo luogo si ricordano i riferimenti agli Ebrei descritti come persecutori o martiri (pp. 25-45), con le leggende relative che risalgono già all'età imperiale romana, mantenendo il loro nucleo centrale e fondamentale anche durante le epoche successive. Tra i modelli agiografici esemplari per questa specifica lettura si ricordano quelli di Cesario vescovo di Arles, Austremonio vescovo di Clermont e Mancio (Manzio) vescovo di Ebora. Tema prediletto per ospitare «inserimenti giudaici» è certamente quello dei miracoli, nei casi di conversione interpretati come ricompensa per l'accettazione della nuova fede, nei casi di resistenza deputati a rendere manifesto l'errore degli Ebrei. Anche testi non agiografici, come l'
Historia Francorum di Gregorio di Tours, trasmettono informazioni su
miracula,
prodigia e
signa attraverso i quali si conferma l'incredulità ebraica davanti all'evento miracoloso. Tra le
Vitae che riportano questo tipo di informazioni si ricordano la
Vita Mansueti di Adsone di Montier-en-Der, la
Vita Ambrosii di Paolino da Milano e la
Vita del vescovo di Tournai Eleuterio. In età altomedievale si diffuse anche l'episodio del bambino ebreo condannato dalla sua comunità al supplizio perché attratto dalle pratiche religiose cristiane, con una delle prime attestazioni inserita nel
De gloria martyrum di Gregorio di Tours, poi ripreso e inserito nelle raccolte dei miracoli della Vergine, come quella di Gautier de Coinci. Ampio spazio viene riservato alle conversioni, sia spontanee sia forzate, attraverso passi della
Vita di san Villibaldo, quella di Riccardo vescovo di Chichester, compilata da Rodolfo Bockingus (BHL 7209), del
Chronicon dello pseudo Fredegario e degli anonimi
Gesta Dagoberti. Viene poi studiato il rapporto tra gli Ebrei e le immagini sacre, aspetto rilevante perché interpretato alla luce delle tensioni iconoclaste che si agitavano tra mondo cristiano orientale e occidentale. Nella letteratura agiografica emerge progressivamente il demonio come ideale antagonista; si distingue tra gli altri il racconto di Teofilo (BHL 8121-8126) che divenne esemplare tanto da entrare a far parte anche delle raccolte di miracoli mariani che si diffusero in Occidente dal XII secolo in poi, riportato poi da Paolo Diacono Napoletano e in versi da Rosvita di Gandersheim (
Lapsus et conversio Theophili vicedomini). L'associazione ebreo/mago/diavolo venne alimentata sfruttando il rapporto che gli Ebrei avevano con le scienze, soprattutto medicina, astronomia e astrologia: si ricorda a tal proposito la
Vita di Leone il Taumaturgo o di Catania (BHL 4838-4839). L'A. menziona che questo specifico aspetto portò l'immaginario cristiano a credere che gli Ebrei utilizzassero per i loro riti e per la creazione dei loro farmaci alcune parti del corpo umano, in particolare il sangue. L'accusa del sangue entrò nei racconti agiografici del XII e XIII secolo e determinò nuove forme devozionali nei confronti delle vittime di questo sacrificio, vittime che nella maggior parte erano bambini o fanciulli. Si ricordano i casi più antichi, quelli di Guglielmo di Norwich (BHL 8926), riportato anche da Tommaso di Monmouth, e di Riccardo di Pontoise, ricordato da Roberto Gaguino (BHL 7213), fino al tardo episodio che vide coinvolto Simone di Trento. Si segnalano infine l'indice delle fonti, dei santi, personaggi e autori antichi e medievali e l'indice degli autori moderni. (Silvia Agnoletti)
Riduci