Già apparso in «Compostellanum» 40 (1995) 379-91 (cfr. MEL XVIII 2425). Senza contare le vaghe indicazioni presenti nei documenti che tra X e XI sec. parlano di
peregrini con forti oscillazioni semantiche, fino ad assimilarli a poveri e bisognosi di ogni genere, la prima testimonianza di pellegrinaggio, nel codice Paris, BNF, lat. 2855, è posteriore al 951, data del viaggio compiuto dal vescovo Gotescalco di Puy. Segue poi, in ordine di tempo, l'
Epistola Leonis, che ricorda l'afflusso di viandanti da ogni parte del mondo conosciuto a Compostela. Dall'analisi, condotta sul corpus delle 120.000 parole che costituiscono il
Liber sancti Iacobi, emerge che solo una percentuale assai ridotta (1% circa) riguarda i termini appartenenti all'area semantica della peregrinazione. In questa pratica devozionale hanno inoltre incidenza molti aspetti spesso trascurati: la dimensione collettiva; l'uso della cavalcatura, assai più limitata rispetto alla maniera di viaggiare a piedi; la presenza femminile. Mancano tuttavia descrizioni dei mezzi predisposti per affrontare i lunghi viaggi, di cui in genere non parlano le attestazioni scritte, se non alcuni autori che criticano particolari dettagli, come la consuetudine di spostarsi con molte bestie da soma, per il trasporto di merci. Analoghi scritti moralizzatori, che deplorano l'ostentazione della ricchezza, sotto qualunque aspetto, nelle vesti o negli atteggiamenti, informano sulla condizione sociale, con tutta evidenza elevata, di chi all'epoca intraprendeva il cammino galiziano. In effetti è solo più tardi, con la nascita di confraternite, che nelle diverse regioni europee vengono organizzate strutture di accoglienza e assistenza e iniziano a partecipare in modo consistente anche gli strati popolari più umili. Circa l'
habitus peregrinationis, i tratti più caratteristici, oggetto anche di interpretazione teologica, sono il bordone e la scarsella, ma soprattutto la
crusilla, cioè la conchiglia, in gallego
vieira, cucita su abiti e cappelli. La specifica immagine compostellana del pellegrino trova riferimento per lo più nei sermoni
Veneranda dies e
Adest nobis, presenti nella prima parte del «Codex Calixtinus». Nelle formulazioni dei due sermoni emerge l'importanza prioritaria della conversione, il profondo mutamento interiore, che ha luogo soprattutto nel sacramento della confessione. Si tratta infatti di un atto preliminare a ogni altra prescrizione morale che prescrivono le pagine del «Codex Calixtinus». (Roberto Angelini)
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