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MIRABILE

Archivio digitale della cultura medievale
Digital Archives for Medieval Culture

Molto à ch'io non cantai

inc. Molto à ch'io non cantai
expl. di cor mi fa cantare

Riferimenti (ed. rif.) Larson Ancora sulla ballata pp. 52-4; CLPIO (1992) n. Gbis; Pagnotta Repertorio ballata (1995) n. 203: 51

Numero pp. 52-4
lirica
Versificazione: ballata
Numero versi: 38
Numero strofe: 3 + R + Repl.
Versi per strofa 10
Schema rimico x y y z; a b c a b c c d d z
Schema metrico 07 07 07 07; 07 07 07 07 07 07 07 07 07 07

ante 1300

Firenze, Archivio di Stato, Comune di San Gimignano 213, f. Iv
Bibliografia filologica: CLPIO, p. XXXVII e p. 48 (mss. usati: SGim213); Larson Ancora sulla ballata, pp. 52-4 (con apparato; mss. usati: SGim213)

La replica è di soli settenari, con schema: z e e z. La ballata proviene dall'interno della coperta pergamenacea anteriore di un «Liber reformationum et consiliariorum» del comune di San Gimignano del 1300. La mano dello scrivente è la stessa dell'estensore del libro, ser Tuccio, fratello di Meo de' Tolomei. A differenza dello schema rimico, lo schema metrico non ricorre spesso nel panorama coevo. Larson ha passato in rassegna tutti i casi e ha ipotizzato, sulla base di elementi tematici e stilistici, che «Madona, per vui canto» (Mm134) possa essere un contrafactum di «Molto à ch'io non cantai». In merito invece alla facies linguistica, già il Carducci notò la presenza di terminazioni non proprie di un parlante toscano. Castellani ritenne opportuno attribuire la poesia ad un rimatore siciliano, mentre Baldelli sostenne che molte forme non toscane erano ascrivibili all'area umbro-mediana, e ne escluse l'origine siciliana. Larson ha obiettato che non si può scartare l'origine siciliana solo su base linguistica, in quanto non si rintraccia «nessun elemento sicuramente umbro che non sia presente anche in Sicilia» (Larson Ancora sulla ballata, p. 61). Lo stesso non ha escluso che un sangimignanese abbia potuto portare con sé la ballata dall'isola o che lì, un residente di origine toscana, abbia potuto scriverla, dal momento che alla fine del XIII secolo il numero dei sangimignanesi presenti sull'isola era cospicuo

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